lunedì 23 marzo 2009

Il bambino con il pigiama a righe

Ho da poco compiuto gli anni e, tra gli altri, mi è stato regalato il sopradetto libro di John Boyne.
Devo ammettere che non l'avrei mai acquistato, costo troppo alto per tomo troppo sottile, e quindi probabilmente non l'avrei mai letto. Sarebbe stato un errore imperdonabile.

Raccontarne la trama, come ho potuto sperimentare di persona, sarebbe un'attività faticosa e di difficile successo. Boyne ha questa capacità innata di trasmettere un concetto, un'immagine, uno stato d'animo, con poche parole, qualche frase al massimo. Nel tentativo di recensirlo richiamando la storia, ci si troverebbe quindi davanti ad un bivio: citarlo direttamente, o rischiare di affannarsi tre ore e mezza per raccontare un volume che personalmente non me ne ha richieste più di due per la lettura.

Per quanto mi riguarda, ho letto a mia madre interi capitoli, per riuscire a farle capire che opera d'arte mi avesse donato.

Onde evitare figure barbine non mi cimenterò nell'impresa, ma vi esplicherò i motivi per i quali credo dovrebbe esser presente nella libreria di ognuno di noi:

- uno stile letterario semplice, senza troppi fronzoli, che consente la lettura tanto a me (ventiquattrenne) quanto a mio fratello (quattordicenne), anche se a diversi livelli interpretativi;

- una trama che fa riflettere anche chi anagraficamente parlando le guerre mondiali non le ha nemmeno sfiorate per sbaglio, chi non ama la storia, soprattutto quando non ci serve ad imparare dai nostri errori.

Vi troverete a lasciarvi trascinare da Boyne, da rabbia, tristezza, voglia di costruire una macchina del tempo per andare a strappare i ridicoli baffeffi a quel piccolo omuncolo antipatico, prendere quei due bambini pelati per mano e portarli lontani, in un mondo migliore, che forse ancora non esiste.

Un testo che fa sorridere, piangere, riflettere.
Un piccolo capolavoro che lascia l'amaro in bocca.

Quando qualcosa riesce a risvegliare tanti aspetti di noi, tutti assieme, vale la pena farlo nostro.

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